martedì 30 dicembre 2014

Ipotermia accidentale o assideramento

La maggior parte delle persone vive la montagna nel periodo estivo. Paragonato a chi pratica sport su neve o alpinismo, camminare non costa nulla e molto ridotti sono i costi dell'attrezzatura da utilizzare per l'attività di escursionismo.
Ci sono però molti aspetti che non vengono presi in considerazione e questo capita perché molti di coloro i quali frequentano l'ambiente montano non sono preparati per viverlo anche con le probabili avversità e/o imprevisti.
Il nostro corpo può resistere alle basse temperature solo se protetto da indumenti efficienti e se si dispone di risorse energetiche sufficienti. Queste due componenti stanno alla base della preparazione di un/una escursionista per mantenere costante la temperatura corporea.
Oltre a considerare il freddo, non bisogna dimenticare il vento, il cui effetto è conosciuto anche come "wind chill effect", e che complica ulteriormente la situazione.
Se le scorte energetiche vengono ad esaurirsi oppure se il soggetto non è più vigile, anche soltanto per complicazioni fisiche (traumi, diabete, intossicazioni per eccesso di alcool) o per periodi prolungati di staticità fisica, il calo di temperatura avviene molto più rapidamente.
I sintomi da ipotermia sono classificati come segue:

[Temperatura corporea interna]
  • 37°C Sensazione di freddo, vasocostrizione cutanea, aumento della tensione muscolare
  • 36°C Insorgenza del brivido che con il passare del tempo diviene incontrollabile
  • 35°C Confusione mentale, ridotta capacità di ragionamento, ridotta volontà di "resitere"
  • 34°C Perdita della memoria, dislessia, peggioramento delle funzioni motorie e sensoriali
  • 33°C Allucinazioni
  • 32°C Aritmie
  • 31°C Cessazione spasmi muscolari dovuti al freddo, accentuazione della confusione
  • 30°C Rigidità muscolare, cessazione della reazione al dolore
  • 29°C Perdita di coscienza
  • 28°C Fibrillazione ventricolare
  • 27°C Decesso
In alcuni testi la minima temperatura interna presa in considerazione è 24°C,  limite per cui si arriva all'arresto cardiaco. Ancora oltre si prende in considerazione persino 20°C, temperatura interna per la quale il corpo è rigido e la persona sembra apparentemente deceduta.
Chiaramente lo stato del decesso lo si pronuncia in caso di mancata attività rilevata da un elettrocardiogramma o da un elettroencefalogramma.
Casi clinici hanno insegnato come i soggetti colpiti da assideramento, anche in stadi avanzati, possano essere riscaldati in centri specializzati riuscendo quindi a sopravvivere senza riportare danni permanenti.
In ogni caso bisogna specificare il livello e che tipo di danno è stato raggiunto dal soggetto.
Un arresto cardiaco, per esempio, non permette la circolazione sanguigna e quindi viene a mancare l'apporto di ossigeno al cervello; da qui ne conseguono danni cerebrali.
Se una persona lamenta di sentire freddo sarà sufficiente:
  • coprirla con indumenti isolanti, evitando ulteriore dispersione di calore
  • farle fare movimento
  • somministrarle bevande calde ma non alcoliche.
Se invece ci si trova davanti ad un caso di assideramento ed il soggetto non risponde più in modo vigile, sarà necessario
  • allertare il 118 e seguire le istruzioni dell'operatore medico
  • evitare di spostare il corpo
  • coprire il corpo del soggetto con indumenti asciutti ed impermeabili (possibilmente anche una coperta termica, facendo attenzione al lato)
  • non somministrare bevande calde
Un soggetto in stato ipotermico moderato o grave deve essere trattato da un'equipe medica e deve essere curato in una struttura che disponga di attrezzature adeguate e per monitorare la temperatura interna e per riscaldarlo.
In caso di arresto cardiaco si dovrebbe procedere con la rianimazione cardiopolmonare, senza interruzioni, fino all'arrivo dell'unità medica.
In ogni caso nessun soggetto ipotermico privo di senso è da considerarsi deceduto se non riscaldato o effettivamente deceduto.